Francesco Messina

Francesco Messina è nato a Catania il 22 ottobre 1961, laureato in Giurisprudenza, entra in Polizia nel 1987 e, al termine del corso di formazione, viene assegnato alla Squadra Mobile di Milano – Sezione Omicidi.
Nel 1989 assume la dirigenza della Sezione Antirapine della Squadra Mobile di Milano.
Dal 1992 al 1997 viene assegnato alla Direzione Investigativa Antimafia di Milano con l’incarico di Capo del Settore “investigazioni giudiziarie”.
Dal 1997 viene nominato Vice Dirigente del Centro Interprovinciale Criminalpol Lombardia e dal 1999 è a capo della Sezione Criminalità Organizzata di Milano.
Nel 2000 è assegnato alla Questura di Reggio Calabria in qualità di Vice Dirigente della Squadra Mobile.
Nel 2001 diventa Capo della Squadra Mobile di Brescia.
Promosso Primo Dirigente della Polizia di Stato, nel 2003 è nominato Capo Centro del SISDE a Palermo.
Dal 2007 è a Capo della Squadra Mobile di Milano, incarico che ricopre fino al 2009.
Nel mese di settembre 2009, viene nominato Vicario del Questore di Bergamo, incarico che ricopre fino a settembre 2012.
A conclusione del corso di Alta Formazione Dirigenziale presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, ha conseguito il Master Universitario di II livello in Sicurezza, Coordinamento Interforze e Cooperazione Internazionale di Polizia, presso l’Università Sapienza di Roma.
Con decreto del Capo della Polizia Prefetto Alessandro Pansa, viene nominato Questore di Varese, con decorrenza 5 agosto 2013.
Dal 26 gennaio 2015 ha assunto l’incarico di Questore della Provincia di Caserta.
Dal 3 ottobre 2016 ha assunto le funzioni di Questore di Perugia.
Il 2 novembre 2017 viene nominato Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza
Dal 10 gennaio 2018 ha assunto l’incarico di Questore di Torino.
Dal 2019 è Direttore della centrale anticrimine della Polizia di Stato

Alberto Nobili

Nato il 13 ottobre 1952, Alberto Nobili è diventato procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Milano e coordinatore del VII dipartimento.
Ripercorrere la sua lunga carriera, da quando nel 1979 prende servizio da semplice pm in procura fino agli ultimi anni di lavoro da coordinatore del pool antiterrorismo, significa rivivere la storia di Milano e dell’intero Paese. A cominciare dai sequestri di persona, come quelli dell’industriale Franco Trezzi, di Alessandra Sgarella o del finanziere Gianmario Roveraro, fino alle indagini sul narcotraffico e sulla criminalità organizzata. Inchieste che per la prima volta hanno squarciato il velo sulla presenza, già allora massiccia, dei clan nel cuore del nord industrializzato.
Sono gli anni in cui Alberto Nobili, da magistrato antimafia, diventa il simbolo della lotta alle cosche e per le cosche un obiettivo da eliminare, tanto da muoversi con una scorta armata. È tra i primi a comprendere la virata da bische e rapine, un mondo dominato da figure come Angelo Epaminonda e Renato Vallanzasca, al commercio di cocaina, meno rischioso e più redditizio dei sequestri. 
Le sue inchieste diventeranno pietre miliari della lotta alle mafie, “la notte dei fiori di San Vito”, l’indagine Nord-Sud, le operazioni “Wall street” e “Countdown”. Anni di massimo sforzo nella lotta al crimine con oltre duemila arresti tra il ’93 e il ’95, quando venne smantellato un commando pronto a un attentato contro di lui. Dopo la nomina a procuratore aggiunto nel 2007, da coordinatore del pool “criminalità e omicidi” ha indagato sulla lupara bianca di Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia strangolata e bruciata dall’ex compagno e dai complici, condannati all’ergastolo; su Alexander Boettcher e Martina Levato, la coppia diabolica che sfigurava con l’acido; sulla rapina che costò la vita al medico Marzio Colturani.
Nominato coordinatore dell’Antiterrorismo,  con lui ha confessato quattro omicidi il terrorista Cesare Battisti, rientrato in Italia dopo 40 anni di latitanza.
Tante le indagini sul terrorismo islamico e interno, e quelle sui gruppi “No vax”.
Grande mediatore, chiamato a evitare epiloghi tragici in rapine e sequestri, nel ’97 si offrì in ostaggio a Domenico Gargano, che per ventotto ore restò asserragliato in banca con pistola e bombe a mano, tenendo prigionieri i dipendenti: Nobili lo convinse a consegnarsi. Alcuni anni fa riuscì a sedare la rivolta a San Vittore salendo su una gru sul tetto del carcere, dove protestavano i detenuti. E in una situazione simile fece desistere un disoccupato salito su un’impalcatura esterna al Palazzo di giustizia.

Sandro Ruotolo

Sandro Ruotolo è nato a Napoli il 9 luglio 1955, è giornalista e politico.
Ha iniziato l’attività giornalistica nel 1974, iniziando a lavorare per il quotidiano “Il Manifesto”.
Nel 1980 entra alla Rai, e sei anni dopo viene nominato inviato speciale per conto della sede della Campania. È corrispondente da Napoli per il TG2 e per il GR1. Nel 1991 lavora per il TG3, per tre stagioni televisive lavora a Mediaset con Michele Santoro, dal 1996 al 1999, per poi tornare in Rai dove viene prima assegnato a Rai 1 e poi a Rai 2.
Ha un fratello gemello, Guido, giornalista de La Stampa. Una sua cugina, Silvia Ruotolo, è stata nel 1997 vittima innocente della Camorra.
Collabora a diversi programmi televisivi: “Samarcanda”, “Il rosso e il nero”, “Tempo reale”, “Moby Dick”, “Moby’s”, “Circus”, Il “raggio verde”, “Sciuscià”, “Annozero”. Nell’ottobre del 2009, in corrispondenza di un’inchiesta sui rapporti tra mafia e Stato e dopo aver intervistato Massimo Ciancimino, riceve una lettera minatoria in cui viene minacciato di morte.
Il 31 ottobre 2011, alla scadenza del suo contratto con la Rai, segue Michele Santoro e partecipa al programma “Servizio pubblico”. Alle elezioni politiche del 2013 si candida alla Camera dei deputati in sei circoscrizioni è, inoltre, candidato Presidente alle regionali del Lazio nello stesso anno.
Nel corso della campagna elettorale, al termine di un dibattito televisivo dell’8 febbraio si rifiuta di stringere la mano al candidato di CasaPound Simone Di Stefano, dichiarandosi “orgogliosamente antifascista”.
Nel maggio del 2015 viene messo sotto scorta dopo aver ricevuto minacce da Michele Zagaria, boss dei Casalesi, a causa delle sue inchieste sul traffico di rifiuti tossici in Campania. Nei primi giorni di febbraio 2019 viene ventilata la possibilità che la scorta gli sia revocata. A seguito di numerose proteste, la decisione viene sospesa il 5 febbraio successivo.
Dal 2015 collabora con alcuni siti di informazione.
Nel 2018 recita come attore, impersonando se stesso, nel film “Ed è subito sera” per la regia di Claudio Insegno, con Franco Nero, sulla vita di Dario Scherillo, vittima innocente di camorra.
Nel 2020 annuncia la sua candidatura per le elezioni suppletive per il Senato della Repubblica nel collegio uninominale Campania come indipendente. Il 23 febbraio 2020 viene eletto Senatore della Repubblica.