Tomba gallica
RITROVAMENTO
Nell’aprile 1949 sono stati realizzati dei lavori di scavo per conto della Stipel, società telefonica interregionale piemontese e lombarda. La Stipel si era mossa per eseguire dei lavori alla rete quando durante gli scavi i lavoratori si sono imbattuti in un’antica tomba gallica a circa 70 cm. di profonditá, di 2.30 m di lunghezza e 1.60 m di larghezza.
La tomba era costituita da lastre di beola [1], mentre il fondo era in nuda terra. Le lastre sono spesse circa 10 cm e il coperchio della tomba è spezzato in tre parti e parzialmente inclinato verso l’interno, probabilmente per via del gelo, oppure per causa dell’assestamento del terreno.
Due sono le ipotesi sulla tipologia di deposizione, avvenuta probabilmente tra la fine del II secolo e il primo quarto del I sec. a.C.: le dimensioni della struttura litica, in questo caso di beola lavorata, fa pensare che si trattasse di un inumazione, ed è infatti descritta come una “tomba di inumato”. Tuttavia non c’è nessun accenno al ritrovamento di ossa. Questo, pur sapendo che spesso i resti organici non si preservano a causa dell’acidità del terreno, ha portato ad ipotizzare che si trattasse di una incinerazione.
Per quanto riguarda i ritrovamenti, sono stati rinvenuti diversi oggetti. Per la maggior parte erano distrutti, frammentati, corrosi, e altri ancora si ritiene fossero dispersi. Gli oggetti identificati sono sulla trentina, soprattutto ceramiche, ma verso il 1980 si aggiunsero nuovi ritrovamenti, questa volta in ferro: una fibula con molla a doppia spirale, uno strigile [2] e un rasoio con lama triangolare. Quest’ultimo conferma il sesso maschile della persona sepolta.
L’unico segno della presenza della tomba all’esterno è questo tombino in pietra
Note
1: roccia metamorfica facilmente divisibile in lastre
2: nasce nel VI secolo a.C. in Grecia, oggetto in genere in metallo, utilizzato al tempo per pulire il corpo in profondità dopo essere stato sparso di olio e unguenti. Inizialmente nasce per gli atleti del tempo
CERAMICHE E VASELLAME
Le ceramiche sono molto numerose. Prevalgono le produzioni locali, come le patere [3] in impasto depurato e acromo. Otto sono le patere ritrovate con labbro a tesa [4] ripiegato verso il basso, cinque con labbro verticale, e una di dimensioni maggiori con labbro a tesa e con una iscrizione in caratteri dell alfabeto leponzio: “KAI”.
E’ presente una ceramica a vernice nera, ossia due patere con vasca a calotta. La vernice opaca e di qualità scadente potrebbe rappresentare un criterio a favore di una produzione padana, ma che in mancanza di analisi non è possibile accertare in modo sicuro.
Per quanto riguarda il sostrato locale, vi si colloca una ciotola carenata con orlo estroflesso piede distinto, per la quale è stata richiamata una derivazione da serie ad orlo ingrossato di tradizione golasecchiana. Ad essa se ne accosta una seconda, lacunosa, ma con buone probabilità analoga alla prima.
Il corredo ceramico è completato da due teglie con orlo scanalato, e da un olletta con ciotola-coperchio. Entrambe sono decorate con striature ondulate eseguite a pettine, motivo molto noto nel Canton Ticino e in Val d’Ossola.
Note
3: utensili usati dagli antichi romani nei sacrifici
4: operazione diretta a svolgere un oggetto nel senso della lunghezza, allontanandone le estremità
UTENSILI IN METALLO
L’aspetto di maggior rilievo è rappresentato dagli oggetti in bronzo.
Innanzitutto è stata ritrovata una brocca in lamina a corpo biconico con bassa carena, ovvero un’ansa fusa a parte con attacco inferiore a foglia cuoriforme, denominata di “tipo Gallarate” partendo da questo contesto: il tipo è attestato anche all’Etruria nella prima metà del II secolo a.C., ma si vede anche nel Canton Ticino e nell’Italia settentrionale.
Vi è poi una padella di tipo Aylesford [5], con orlo piatto e aggettante decorato a spina di pesce e manico a terminazione ricurva a testa di uccello acquatico, probabilmente di produzione capuana o italica, ma anche diffusa in Cisalpina. Per la presenza di pieducci saldati al fondo, è da escludere che la sua funzione fosse quella di tegame da fuoco, a favore invece della pratica di abluzioni [6].
Infine vi è un anello porta-strigili con capi aperti sagomati a testa di uccello acquatico con dettagli definiti a puntini, tipo noto in Cisalpina.
Note
5: originaria del Kent, ritrovata per la prima volta in una tomba nel 1866
6: lavanda sommaria del corpo o di alcune sue parti
CONTESTI
L’associazione costituita dal vasellame bronzeo sembra rispondere ad un insieme funzionale complementare: la coppia padella/brocca costituisce un servizio utilizzato per versare l’acqua e lavarsi le mani, in preparazione o durante lo svolgimento del banchetto.
E’ un uso consolidato nei corredi e nelle deposizioni della Cisalpina, dove era presente la coppia padella/attingitoio o padella/brocca.
Inoltre diversi sono gli strumenti per la cura del corpo, come rasoio e strigile.
L’adesione ad un modello culturale di tradizione ellenistica, in cui è pregnante il tema del banchetto, è uno degli aspetti che emergono maggiormente dal corredo Gallaratese.
Va comunque sottolineato che non è un caso isolato, come dimostrano altri ritrovamenti a Misano di Gera Adda o ad Ornavasso. E non è nemmeno una moda di recente acquisizione: rimanda infatti a una tradizione nel quadro del celtismo padano.
Complessivamente il contesto ci parla in favore di una profonda compenetrazione degli aspetti della romanizzazione nel contesto locale, anche se la celticità del contesto è visibile in elementi quali la fibula a molla bilaterale perduta tipica dell’abbigliamento celtico. Le ceramiche di tradizione locale rimandano al sostrato golasecchiano, ed infine la stessa composizione del corredo metallico rimanda ad una tradizione elaborata e consolidata localmente.
La tomba è situata sotto il manto stradale di Via Giovanni Battista Trombini, in Piazza Ponti
BIBLIOGRAFIA
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“La tomba gallica di Piazza Ponti di Gallarate, Alle origini di Varese e del suo territorio”, a cura di Marta Rapi, pp. 693-698, 2009
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“Tomba Gallica di Piazza Ponti, Rassegna Storica del Seprio IX”, a cura di Mario Bertolone, 1949
La Tomba gallica raccontata dall’assessore Massimo Palazzi
Approfondimenti